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24 ottobre 2020
Antonella Astori

Il sentiero delle portatrici di Collina di Forni Avoltri

1000 metri di dislivello, sentiero stretto, ripido se non ripidissimo, procediamo senza affanno nel silenzio del bosco con passo costante. Rumore di rami secchi spezzati: sopra di noi, sta scendendo un cercatore di funghi. Ci salutiamo, non ci conosciamo ma scambiamo quattro chiacchiere … com’è andato il raccolto-dove andate-ci sono stato molti anni fa e il sentiero era un po’ abbandonato-non si preoccupi conosciamo i luoghi-buona gita-buona giornata a lei.
Sopra il limite del bosco il panorama si rivela in tutta la sua magnificenza, il nuvolo alto non ci impedisce di guardare lontano. Mia figlia guarda preoccupata la nostra meta “Ma come faccio ad arrivare fin lassù?”.
Penso alle portatrici carniche della Prima guerra mondiale, alcune erano ragazze più giovani di mia figlia e altre donne più vecchie di me, con decine di chili di peso nelle gerle e con solo gli scarpets ai piedi.
Rassicuro mia figlia sulle sue doti di resistenza e la rifocillo con acqua e una barretta, lei mangia seduta su un sasso mentre io scatto foto. Sentiamo delle voci; un gruppo un po’ sfilacciato di una decina di persone spunta dal bosco, passo veloce e respiri affannati, qualcuno resta un po’ indietro e così ripetiamo il nostro saluto più volte. Niente chiacchiere con loro, hanno troppa fretta.
Ripartiamo anche noi, la salita non molla mai. Lungo il sentiero a tratti sconnesso si riconoscono i piccoli muretti a secco costruiti in tempo di guerra. Pausa mela e faccio vedere a Irene, laggiù in basso, Collinetta, dove abbiamo iniziato la salita.
Finalmente la pendenza si smorza, cominciamo il traverso sotto la cresta e lì, veniamo premiate con mirtilli, chi ci ha preceduto non li apprezza o non li ha visti? Forse non hanno voluto aver tempo per raccoglierli.
Faccio vedere a Irene dove mangeremo: forcella Ombladeet, lì cominceremo la discesa passando per i ruderi di malga Cjampei dove (ancora non sapevamo) ci saremmo di nuovo attardate a mangiare altri mirtilli.
A casa, a Collina, mentre spegniamo la nostra grande sete con un tè al limone, arriva la sentenza di mia figlia: “Sì mamma, bello, ma mai più”. Vorrei dirle “mai dire mai” ma lo tengo per me.

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Antonella Astori

Vivo a Padova dal 2001 ma sono cresciuta tra Tolmezzo e Collina di Forni. Salgo le montagne da sempre, con gli scarponi, con gli sci, con le ciaspe o in mountain-bike. Sono laureata in Geologia e dal 2012 faccio la guida naturalistico-ambientale presso l’Orto Botanico di Padova.
 

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