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10 gennaio 2020

Palaghiaccio di Pontebba

10 gennaio 2020
Daniela Radovan

Palaghiaccio di Pontebba

Inverno: è forte il richiamo a lasciarsi coccolare dall'immagine di noi, avvolti in una morbida coperta, al calduccio e con una tazza di the caldo fra le mani; tuttavia rimane vivo il guizzo di “voler fare qualcosa”, di vivere, anche all'aria aperta, una stagione capace di regalare suggestive istantanee di paesaggi ammantati di neve.

Così, via, direzione montagna. Le giornate invernali però hanno un difetto: sono brevi, anche quando hai voglia di continuare a muoverti. Sulla rotta del ritorno da una veloce gita in Austria, nella luce del tramonto, eccoci transitare per Pontebba. L'occasione di una sosta per una tazza di cioccolata aromatizzata all'arancia e cannella, si traduce in un'opportunità di prolungare il divertimento di una domenica perfetta: il Palaghiaccio ci aspetta.

La struttura è curata ed efficiente, si presta ad essere fruibile in diverse fasce orarie e offre il sevizio di noleggio pattini, nonché l'opportunità di ausili per i principianti: dai caschetti ai simpatici “pinguini tutori”, che accompagnano i bambini nelle loro prime scivolate.
Tra una sessione di apertura al pubblico e l'altra, il manto della pista viene tirato a lucido, mentre nella zona adibita a spogliatoio si chiacchiera sorridenti, utenti e gestori, aspettando il turno d'ingresso.
Ci osserviamo: ci sono famiglie con i bimbi tutti infagottati ed emozionati, adolescenti che si scattano selfie con gli immancabili telefonini, pattinatori provetti e poi noi, un po' improvvisati. Personalmente non indosso i pattini da una vita, ma non vedo l'ora di scivolare a ritmo di musica su quella superficie liscia e levigata. E, come immaginavo, nonostante qualche incertezza nei primi metri, il divertimento non tarda ad arrivare.


Si pattina per un'ora e mezza, con i guanti che, con il trascorrere del tempo sfiorano sempre più raramente la ringhiera di sicurezza, il fiato un po' corto e le guance che si coloriscono. C'è chi volteggia con disinvoltura, chi simpaticamente si atteggia a campione e chi, come me, alterna andature sicure a scivoloni improvvisi: poco importa il grado di preparazione, quando incrociamo gli sguardi ci sorridiamo tutti.
 
 

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Daniela Radovan

Nata a Trieste, diplomata all'Istituto D'Arte, nel 2004 mi sono trasferita, restando comunque in Friuli Venezia Giulia, lasciando l'impiego presso il Teatro Stabile La Contrada. Lavoro nella GDO, ma le mie passioni sono rimaste il mondo della cultura e della scoperta del territorio, che esprimo scrivendo e cantando in un coro gospel.

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