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5 ottobre 2017

Pordenone, la città dipinta di giallo

5 ottobre 2017
Anna Maria Ometto

Pordenone, la città dipinta di giallo

Si è fatta nuova e bella nel diventare maggiorenne: ha usato mille incanti. Nel carnet di Pordenonelegge 2017, per l’appunto alla sua 18.a. edizione, tante presenze, sorrisi, palazzi aperti seppur vigilati anche da angeli in giallo-nera t-shirt. Una esperienza singolare, affascinante occasione per scoprire anche le perle storiche e architettoniche della città di Pordenone. Ph. Alessandro Secondin Ho scoperto lo splendore di sale e scale, spazi storici e spazi tecnologici, spazi oltre i confini, piazzette e vicoli molto diversi nella luce naturale e nei riflessi della pioggia, nella avvolgente atmosfera serale. Una cultura viva, per cinque giorni intensi di settembre, ha messo non solo in connessione il pubblico e il privato, ogni età, lavoro e dono, autori di bestseller internazionali e locali, aspiranti scrittori, lettori, giovani e ancor creativamente giovani, ma li ha innestati trasversalmente con le storie delle famiglie e delle imprese, aprendo a condivisioni. Libri ovunque, in mano o in vetrina, anche sul Campanile di San Marco; nuovi romanzi o bianche pagine da writer occasionali, di scambio o a km zero, digitali o ascoltati. Pordenone, antico Portus Naonis, città modellata dall’acqua del Noncello, si caratterizza nel Medioevo per mulini, artigiani, manifatture, cartiere. Vivace il commercio, ricche le famiglie che eressero dimore e le riedificarono dopo l’incendio del 1381.Come comunità e utenti possiamo oggi godere spazi in veste nuova. Ph. Alessandro Secondin Scopro che gli ebrei, prestatori di denaro, erano protetti. Le donne ebree, riconosciute libere, erano imprenditrici oculate; presso i Mantica accedevano al cenacolo letterario. Una comunità ricca quella di Pordenone, se fu lasciata tranquilla dall’orda dei turchi. Fino al 1508 rimase insula imperiale all’interno della dominante Serenissima. Nel centro storico odierno, ogni spazio è diventato prezioso per ospitare eventi letterari, musicali, poetici o per semplici letture da ascoltare lungo il fiume. Corre voce che un uomo in frac avvicinasse, di giorno lungo il Corso, giovani signore per annusarle, toccare appena braccia o spalle, e con tratti signorili componesse all’istante una poesia ispirata dalle sensazioni. E i Palazzi se la ridono ancora lì sul Canal, il Corso Vittorio Emanuele II, dell’imbarazzo sbocciato in sorriso, sul corso pavimentato in porfido, ondulato, per far camminar sull’onda in so (pr. in zò), giù, verso il Municipio, il Noncello appunto in discesa. E c’è da sorridere nel vedere chi cattura immagini da riflessi sul bagnato, di sera, quando il mattone e i decori hanno un colore più caldo, mentre ancora si parla di libri nei locali tipici del centro. Alle nove di mattina già ordinati scolari della Primaria sono in fila per accedere a Palazzo Ricchieri (Trecento, gotico veneziano), sede del Museo Civico d’Arte. Di fronte, la Galleria d’Arte intitolata ad Harry Bertoia, con la famosa sedia Diamond, una scultura da lui descritta fatta d’aria e di acciaio, inserita nel complesso di Palazzo Spelladi, pure del Trecento, dal nome di una delle dodici casate più antiche della città, nobilitata nel XV secolo. Acquisito dal Comune nel 1980, dal 2014 ha funzione espositiva. Moderna struttura interna, ospita fino al 15 ottobre La Città dipinta, i Palazzi sul Canal al primo piano, al secondo capolavori di giovani talenti in Icons of Art, i mosaici della Scuola di Spilimbergo a rappresentare personaggi icona del nostro tempo. Da non perdere. Anche i vicini edifici del Palazzo Municipale (1291) e la Chiesa di San Marco, già parrocchia nel 1278, sono dello stesso periodo. Cogliete l’occasione per salire alla Sala Consigliare dalla Loggia del Municipio. Dall’alto, a sinistra, ecco il Palazzo dei nobili Gregoris, ricco di misteri, sede della Libreria della Poesia. Precede Palazzo Montereale Mantica, XIV secolo, dove a lungo ho ammirato le appliques e il lampadario imponente che si dice originale, ordinato al Briati, uno dei più celebri vetrai di Murano, nel 1783, per le nozze tra Ottaviano di Montereale Mantica ed Elisabetta di Sbrojavacca. A pochi passi, l’ex Convento di San Francesco, con il chiostro, l’ex Convento dei Domenicani, il Castello, Palazzo Badini, sede di Pordenonelegge e della Fondazione, il Palazzo della Provincia, il Teatro Comunale Verdi, altri luoghi di pregio. Ad un tratto mi è chiaro perché, a Palazzo di Prata-Ferro, meglio conosciuto come Klefisch dal nome degli ultimi proprietari, i bon bon dell’ambasciatore del cioccolato nazionale, residente a Zoppola, avevano forma del ferro di gondola o della bauta, maschera veneziana. Delicato l’incontro tra peperoncino e cioccolato. Nel grigio Venezia scopro un interno variegato di colori e sapori morbidi. Le cupole marmorizzate mignon con cioccolato bianco svelano un diverso ripieno-mistero (alga?). Un solo cioccolatino basta, due meglio, per far scoccare una freccia di resa incondizionata all’amore. Ph: Alessandro Secondin

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Anna Maria Ometto

Ho maturato esperienze sull’arte della tavola. Sommellier ed enogastronoma. Adoro fotografare la natura, le città d’acqua, i borghi, le antiche dimore, curiosità urbane. Mi piace raccontare di scoperte slow come di arte e cultura. Vivo in provincia di Pordenone.

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