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Antonio Sant'Elia

I principali volontari italiani della Grande Guerra

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Antonio Sant'Elia (Como 1888 - Monfalcone 1916) fu un architetto e volontario italiano durante la Grande Guerra. Appassionato di disegno e architettura sin da ragazzo, si diplomò nel 1906 alla scuola milanese di "Belle Arti e Mestieri" ed iniziò a lavorare nella città lombarda per la gestione del Canale Villoresi. Tre anni più tardi, dopo aver presentato diversi progetti, decise di iscriversi all'Accademia di Brera, abbandonandola però l'anno successivo.

Nel frattempo Sant'Elia iniziò a frequentare diversi circoli e caffè culturali di Milano, entrando in contatto con i maggiori rappresentanti del futurismo. Conobbe FontanaCarlo Carrà e soprattutto lo scultore Umberto Boccioni. Iniziò quindi ad elaborare un proprio progetto di trasformazione degli stili architettonici in modo da privilegiare la funzionalità alla bellezza. Tre anni più tardi le sue idee videro la luce nella famosa "Città Nuova", una serie di tavole per la creazione di un centro urbano moderno comprendente stazione dei treni, un aeroporto e una centrale elettrica. Nel luglio 1914, influenzato dal "Manifesto Futurista" scritto da Marinetti nel 1909, pubblicò il "Manifesto dell'Architettura Futurista".

L'architetto comasco si impose come una figura di riferimento per questo movimento. L'anno successivo, assieme agli stessi Marinetti e Boccioni, scelse di arruolarsi come volontario il giorno in cui l'Italia entrò in guerra contro l'Austria-Ungheria. Inizialmente fece parte di una squadra di ciclisti e poi, nell'inverno del 1916, della Brigata Arezzo sul fronte vicentino. Qui, in luglio, ottenne una prima medaglia d'argento dopo un attacco condotto nella zona del Monte Zebio.

Alcune settimane dopo venne trasferito sul fronte carsico. Impegnato nella creazione di un cimitero per i caduti italiani nei pressi della Quota 85 a Monfalcone, il 10 ottobre 1916 guidò un assalto ad una trincea nemica proprio nei pressi di questa quota. Durante l'azione, venne colpito mortalmente alla testa e il suo corpo, dopo essere stato sepolto sul Carso isontino, venne traslato a Como nel 1921.
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