Josef Ressel: l’inventore tra gli scrittori “di bronzo”
Accogliamo colui che viene chiamato il “Leonardo” triestino tra gli abitanti muti ed immobili della città: Umberto Saba, Italo Svevo, Gabriele d’Annunzio, James Joyce e l’ultimo arrivato, Josef Ressel, davanti alla Capitaneria di Porto.
Arrivò a Trieste nel 1821 allora sotto l’impero austriaco. Funzionario forestale ed inventore Boemo che progettò anche dei piani di rimboschimento nel Carso (lo ricorda il Sentiero Josef Ressel tra Italia e Slovenia).
Lo incontriamo in posa, mentre ha lo sguardo rivolto verso il mare, e ci dimentichiamo della sua compostezza da statua bronzea quando incrociamo i suoi occhi languidi e malinconici ed il suo sorriso appagato e speranzoso verso il progresso umano, tratto distintivo degli uomini dell’Ottocento.
Fu proprio nel mare dove si perde il suo sguardo che fu testata la sua invenzione: l’elica navale “a vite”, che protegge con la sua mano sinistra e per sempre proteggerà.
Ne capiamo la malinconia se nell’orizzonte immaginiamo la nave Civetta, che doveva collegare Monfalcone e l’Istria.
Nel 1829 prese il largo proprio per inaugurare l’invenzione del Boemo ma esplose non appena ne aumentò la velocità.
La sua creazione fu trascurata e accusata di aver fatto esplodere la nave, tralasciando il vero colpevole: il motore stesso.
Ne riconosciamo oggi il genio, che scelse Trieste per creare il futuro delle navi moderne.
Cuore friulano. Vivo di dettagli, arte e cultura. Cerco di imparare sempre qualcosa di nuovo. Amo la Valcellina, il frico e la gubana. Studentessa di beni culturali studi italo-francesi. Sogno tanto e al mio cuore piace scrivere poesie.