Oggi vi porto sulla Cima di Terrarossa che fa parte del Gruppo del Montasio. Già il nome rievoca in me immagini riconducibili alle avventure epiche degli hobbit nel Signore degli Anelli, una terra da scoprire, una cima da conquistare. Nel mio zaino non mancano le scorte per affrontare la salita, il dislivello è comunque di circa 900 metri, partendo dall’Alto Piano del Montasio. Ci troviamo nella nota località di Sella Nevea e dietro alle mie spalle si erge imponente il Monte Canin. Consiglio di parcheggiare la macchina vicino alla Malga Pecol, è un ottimo punto di partenza. Raccomando sempre di avere con sé una buona quantità d’acqua infatti, dal rifugio Di Brazzà in poi, non avrete alcuna fonte da cui rifornivi. D’estate e durante uno sforzo fisico intenso, la disidratazione è dietro l’angolo.
Si parte. La vista è fin da subito incantevole. Tutto attorno un tripudio di colori, sembra una tavolozza impressionista. Primule orecchia d’orso e Campanule di Zoys, delicate come pochi fiori, sono solo due esempi dei fiorellini di montagna che troverete lungo il percorso. Il primo tratto è meno ripido e vi sono dei lunghi tornanti che rendono la salita meno faticosa. Il sentiero è semplice ma da non sottovalutare. Vi sono dei punti più esposti e ghiaiosi, inoltre i simpatici e curiosi stambecchi che si incontrano, tendono a balzare indisturbati da una parte all’altra e a volte fanno rotolare i sassi giù per la montagna. Sono un po’ birichini. Fotografateli, ammirateli ma tenete sempre gli occhi aperti. Arrivata a metà del percorso, l’aria si fa più frizzante e respiro finalmente il profumo della conquista: sono a 4 km di distanza dalla vetta. Dopo una breve pausa, riprendo con la mia escursione, il panorama è mozzafiato, attenzione per chi soffre di vertigini, in quanto alcuni tratti possono destabilizzare.
Tre ore abbondanti di attività motoria e finalmente raggiungo il mio obiettivo e come si dice, la vista da lassù è stupenda. Qualche dato tecnico e non, per curiosità: sono partita da quota m 1550 circa, per arrivare ai 2244 della Cima di Terrarossa, ho sudato tre magliette, bevuto un litro e mezzo d’acqua, visto sette stambecchi, mangiato un buonissimo panino di frittata e sorseggiato avidamente, alla fine della mia avventura, una buonissima birra Radler al rifugio Di Brazzà. La felicità è sapersi regalare giornate come questa.
Mi chiamo Roberta e sono una piccola, ma solo di statura, triestina, appassionata di mountain bike ed escursionismo. Amo la natura in ogni sua forma. Sono laureata in lingue e letterature straniere e mi dedico alla fotografia dal 2008. Non vedo l’ora di portarvi in giro attraverso le mie storie.