Pedocin, il fascino intramontabile dello storico muro
L’estate è iniziata da poco ma il bagno Lanterna di Trieste, meglio noto come Pedocin, ha accolto già migliaia di persone. Triestini soprattutto e anche tanti turisti, attirati da una particolarità unica in Europa. Lo stabilimento infatti, di proprietà del Comune di Trieste, divide con un muro la parte maschile da quella femminile.
Il biglietto costa solo un euro, si acquista all’ingresso e si timbra in un’obliteratrice del tutto uguale a quelle presenti su molti autobus. E poi ecco il bivio, donne a sinistra, uomini a destra.
La parte “rosa” è decisamente la più affollata, anzi affollatissima. Basti pensare che si raggiungono picchi di 3mila biglietti staccati al giorno, in un marasma colorito, vivace e rumoroso.
Niente a che vedere con la zona degli uomini, qui posto a volontà, sempre, spazi addirittura vuoti e un silenzio introvabile al di là del muro. E tra tintarella e bagni il passatempo prediletto è il gioco delle carte.
Curiosità. Il nome “Pedocin” è legato a varie ipotesi. Nel 1800 in questo spazio di “spidocchiavano i cavalli”, ma c’è chi ricorda anche davanti alla spiaggia coltivazioni di mitili, le cozze “pedoci” in dialetto triestino. Per un periodo è stato chiamato dalla gente “ciodin” chiodino in dialetto, perché i vestiti, prima di indossare il costume, si appendevano sui chiodi.
Ogni estate qui arrivano troupe televisive da tutto il mondo e tanti giornalisti, per documentare il successo dello stabilimento e l’originale muro, che a distanza di secoli, conserva ancora un fascino intramontabile.
Giornalista professionista, collaboro con varie redazioni, mi occupo di comunicazione per società e associazioni, e scrivo libri ironici su particolarità triestine. Viaggiatrice per lavoro, giramondo per passione, mi piace scoprire e raccontare le curiosità che incontro sulla mia strada.