Malga Pramosio è il punto d’inizio di numerosi sentieri che si arrampicano tra le selvagge creste della Carnia più profonda – luoghi in cui l’uomo e la natura camminano ancora fianco a fianco. Il più classico tra questi percorsi è quello che porta al lago Avostanis, protetto all’interno di una conca ai piedi di una imponente parete di roccia. Ma non è al lago che voglio andare: ci fermeremo prima. Questa volta il nostro obiettivo è un ricovero per vacche a metà percorso – ma se volete sapere di più sulla storia di queste cime, vi consiglio di leggere queste righe.
La nostra meta è una panchina a fianco del ricovero: certamente non il luogo più consueto per terminare un viaggio, ma di sicuro uno dei punti più scenografici dell’intero tracciato. Proprio da quella panchina, infatti, lasciando la mulattiera che prosegue verso il lago, ed inoltrandoci nel prato, si raggiunge una piccola sommità che degrada piuttosto rapidamente fino a diventare un vero e proprio strapiombo. Ecco, man mano che vi avventurerete nell’erba alta, la vostra attenzione sarà richiamata dalle montagne circostanti, le cui vette magari sono ancora immerse nella foschia del mattino, e poi, inaspettatamente, sotto di voi si aprirà l’alta valle del But, con gli abitati di Cleulis e Paluzza.
Io ve lo dico: è uno di questi posti in cui sembra di aver raggiunto finalmente quell’equilibrio che tutti noi cerchiamo, in cui resti in silenzio perché sei sicuro che, prima o poi, potrai udire le montagne risuonare.
Quando avrete deciso di interrompere l’incantesimo, ripercorrendo all’indietro i pochi metri che vi separano dal ricovero, vi consiglio di proseguire verso il lago Avostanis – un piccolo scrigno dai colori mozzafiato.
Scatto foto a treni e paesaggi. Laureato in Diplomazia e Cooperazione Internazionale a Gorizia, nel tempo libero mi occupo di cultura e creatività.
Cerco di raccontare il Friuli Venezia Giulia a chi vuole ascoltare.