Tornati in territorio italiano, la visita prosegue nel cuore del
Carso triestino in direzione del solco artificiale creato per il passaggio dell'Oleodotto Transalpino. Dopo alcune centinaia di metri si abbandona alla propria sinistra la
cima del Monte Ermada e si raggiungono le Quote 280 (Monte Cocco), 289 e 279.
Tra queste la più interessante è quella del
Monte Cocco (Nad Kokem in sloveno) la cui cima è da alcuni anni la sede di un vero e proprio sito archeologico della Grande Guerra. Gli scavi hanno portato alla luce un
sistema di bunker parzialmente collegati tra loro da una intricata rete di tunnel che traforano la stessa cima del monte: gli spazi, piuttosto angusti, erano costruiti su due piani di cui quello inferiore serviva da posto telefonico e fureria mentre quello superiore, dotato di
feritoie verso l'esterno, veniva utilizzato come postazione per gli osservatori.
Questa fortificazione durante la Prima Guerra Mondiale è stata bombardata dalla Marina Italiana che si trovava dall'altra parte del
Golfo di Panzano, a Punta Sdobba, sulla
foce dell'Isonzo (oggi in Comune di
Staranzano).
Oggi non è possibile vedere i bunker nella loro interezza dato che, nel dopoguerra, la popolazione civile della zona, provata dalla crisi economica, li ha fatti saltare per poter recuperare il ferro dalle volte. Tuttavia è possibile accedere ad uno di questi attraverso il
corridoio blindato raggiungibile da una scala in cemento.