Il giorno prima del famoso
bollettino del 28 ottobre 1917, il Comando Supremo aveva abbandonato
Udine e si era trasferito a
Treviso. La ritirata, priva di qualsiasi coordinamento, assunse le dimensioni di una caotica fiumana di soldati e
civili in fuga dall'esercito austro-germanico. I primi battaglioni che scendevano dalle
Valli del Natisone raggiunsero
Cividale del Friuli il
26 ottobre. Due giorni dopo fu la volta di
Udine, la
"capitale della guerra". Di fronte ai loro occhi c'era ormai una città deserta, saccheggiata, con uomini morti lungo le strade e alcuni soldati ubriachi.
L'avanzata sulla pianura friulana e verso il
Tagliamento continuò rapidamente e con grande sorpresa degli stessi generali austro-germanici. Nessuno, nemmeno il più ottimista, avrebbe creduto di raggiungere così rapidamente il fiume friulano.
Nel frattempo
il 30 ottobre la Decima Armata scese da nord lungo le valli della
Alpi Giulie e
Carniche: vennero occupate la cittadina di
Moggio Udinese e le
fortificazioni abbandonate del gemonese ad eccezione del
Forte del Monte Festa, l'unico a tentare una disperata resistenza. Nella zona collinare i soldati austro-ungarici superarono
Tarcento e raggiunsero la zona di
Susans e
Ragogna.
Più a sud le prime avanguardie arrivarono nei pressi di
Codroipo, grande comune della pianura friulana lungo il corso del Tagliamento. Il
ponte principale (detto "
della Delizia") fu distrutto dagli italiani in ritirata quando alcuni di questi si trovavano ancora sulla riva sinistra. Quello ferroviario invece venne fatto brillare poche ore dopo mentre lo stavano attraversando sia soldati italiani che tedeschi .
Più indietro alcune divisioni furono rallentate da isolati
tentativi di resistenza da parte di soldati italiani, in particolare a
Mortegliano,
Pozzuolo del Friuli e
Pasian Schiavonesco (l'attuale
Basiliano).
Nel settore della Terza Armata la situazione sembrava meno caotica. Il 31 ottobre buona parte degli uomini guidati dal
Duca d'Aosta avevano attraversato il Tagliamento utilizzando i ponti di
Latisana e
Madrisio di Varmo. Il giorno seguente anche questi due passaggi vennero distrutti ed alcune brigate italiane non riuscirono a completare la ritirata, ingaggiando in qualche caso (come a Latisanotta) uno scontro a fuoco prima della cattura.