L’esposizione Trieste, invenzione della mia anima – Ungaretti e Trieste: cronaca di un incontro sarà inaugurata, presso gli spazi espositivi del 2° piano della Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste, sabato 27 settembre 2025 alle ore 18.00.
L’inaugurazione si inserisce all’interno delle GEP - Giornate Europee del Patrimonio 2025, la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa, promossa dal Consiglio d’Europa, dalla Commissione Europea e coordinata per l’Italia dal Ministero della Cultura. La mostra curata da Stefano Crise e promossa da Cizerouno è realizzata grazie al finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (Bando Ungaretti). I partner di progetto sono la Biblioteca statale Stelio Crise e l’Archivio Marcello Mascherini.
Trieste, invenzione della mia anima è il titolo di un libro mai realizzato, pensato da Vanni Scheiwiller per documentare il soggiorno triestino del 1968 di Giuseppe Ungaretti. Le ricerche condotte presso l’Archivio Bonsanti di Firenze hanno riportato alla luce i materiali preparatori di quel progetto: una cartella con annotazioni manoscritte di Stelio Crise, indicazioni editoriali di Scheiwiller e alcuni fogli sciolti, tra cui una poesia intitolata proprio Trieste, invenzione della mia anima. Il rapporto tra Ungaretti e Trieste non si lascia ridurre a semplificazioni. Non si tratta di un legame organico, paragonabile a quello che unisce il poeta al Carso o alla memoria della guerra. Trieste è piuttosto un intreccio di incontri episodici, momenti che talvolta producono effetti culturali concreti, altre volte evocano soltanto il riflesso lontano di memorie giovanili. D
La mostra ricostruisce i quattro incontri ufficiali di Ungaretti con Trieste e con il mondo artistico e culturale della città e della regione. Attraverso le cronache de «Il Piccolo», che svolge un ruolo fondamentale di mediazione, alternando testi di alto profilo a notizie di costume, e le immagini della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, riaffiorano i volti e le presenze di quegli anni: Stelio Crise, Marcello Mascherini, Manlio Cecovini, Lojze Spacal, Biagio Marin, un giovane Fulvio Tomizza e molti altri. Con il passare del tempo, l’attenzione dei media trasforma Ungaretti in una figura familiare, quasi spettacolare: da poeta a personaggio pubblico, da intellettuale a icona culturale. Radio e televisione contribuiscono ad amplificarne l’immagine, rendendolo riconoscibile anche fuori dai circuiti letterari. La mostra dedica spazio anche a questa dimensione grazie a filmati delle Teche Rai, a riviste e rotocalchi dell’epoca, oltre a una serie di ritratti fotografici che, accanto al volto pubblico, disegnano i tratti più intimi della sua personalità. Ungaretti scrive moltissimo, soprattutto lettere: da questa sovrabbondanza epistolare emerge un metodo fondato sull’ascolto, sulla rielaborazione e sulla rifrazione dell’esperienza. Non a caso, le sue poesie sono volutamente assenti dal percorso espositivo: non vengono assunte come fonte diretta per ricostruirne il carattere o la voce. Si preferisce invece proporre una narrazione documentaria, che restituisce il tono mobile e sfuggente del suo rapporto con Trieste. La città, come altri luoghi attraversati dal poeta, si offre infatti come frammento di un paesaggio interiore: marginale e insieme laboratorio di convivenze, memorie e visioni. Per Ungaretti, che attraversa il Novecento portando con sé la parola poetica come forma di salvezza, Trieste è una delle molte invenzioni dell’anima. Forse una delle più discrete, come le si addice, ma non per questo meno autentiche.
La mostra sarà visitabile fino al 6 febbraio 2026, negli orari di apertura della Biblioteca (lunedì-giovedì dalle 8.30 alle 18.30, venerdì dalle 8.30 alle 13.30, chiuso sabato, domenica e festivi).
Ingresso libero
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