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La Quinta battaglia dell'Isonzo

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L'inverno aveva momentaneamente interrotto le grandi operazioni sul fronte dell'Isonzo. I vertici militari ne approfittarono per riorganizzare i propri eserciti e concordare nuovi piani di attacco con gli alleati.
Il Comando Supremo migliorò le posizioni della Seconda e Terza Armata: le batterie furono avvicinate maggiormente al fronte, sul Medio e Alto Isonzo le difese vennero rafforzate (come sull'altopiano del Kolovrat) e lungo il Tagliamento furono previste nuove linee di ripiegamento. Inoltre, nonostante l'opposizione del Ministro della Guerra Zuppelli (sostituito in marzo dal generale Marrone), la leva venne estesa e vennero formati nuovi reggimenti di fanteria, di bersaglieri e di alpini destinati al fronte delle Dolomiti e del Tirolo.
A livello internazionale invece gli alleati chiesero all'Italia e alla Russia di intraprendere attacchi coordinati all'inizio della primavera in modo da alleggerire la pressione sul fronte occidentale. I progetti di Cadorna, che avrebbe voluto aspettare il disgelo sul Carso, vennero perciò accantonati.

L'attacco tedesco a Verdun il 21 febbraio stravolse però la tattica alleata. La Francia, in grave difficoltà, chiese di anticipare quanto chiesto durante le conferenze interalleate. Cadorna fu così costretto a lanciare l'11 marzo 1916 la Quinta Battaglia dell'Isonzo. Organizzata frettolosamente, gli obiettivi principali non cambiarono rispetto al 1915 così come i risultati: il Monte Calvario si rivelò ancora una volta inattaccabile mentre piccoli passi in avanti vennero fatti sul Monte Sabotino e sulla linea tra il Monte Sei Busi e Monfalcone.

San Martino del Carso, un piccolo paese sulle pendici occidentali del Monte San Michele, venne conquistato per poche ore prima di ricadere in mano austro-ungarica grazie ad un contrattacco con i gas lacrimogeni. Più a nord, sulle cime attorno alla città di Tolmino, le condizioni climatiche erano ancora molto difficili tanto da imporre quasi subito l'interruzione delle azioni, terminate su tutto il fronte il 15 marzo senza nessuna conquista e la perdita di 13 mila uomini.
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