
“Say cheese!” sull'Altopiano del Montasio

È sabato mattina e la veglia squilla presto: 4:30 e la caffettiera è sul fuoco, tutto è pronto dalla sera prima, basta solo caricare lo zaino sulla moto e partire... eh sì questa volta l’escursione prevista, la Creta della Cjanevat,e non prevede la presenza del peloso amico a quattro zampe.
Parto, la direzione è il Passo di Monte Croce Carnico, campo base della manifestazione ArrampiCarnia, organizzatrice dell’escursione a cui mi sto apprestando a partecipare in occasione dell’anniversario dei 150 anni dalla prima ascesa alla Creta stessa da parte dell’austriaco Paul Grohmann. Arrivo, parcheggio e mi preparo mentre il gruppetto di persone partecipanti si va a formare piano-piano: in tutto saremo in 10 più la guida alpina che ci sorveglierà nei tratti più “delicati” della salita.
Alle 6:30 ci muoviamo, incamminandoci in direzione del Rifugio Marinelli e la via normale alla Cjanevate, oltrepassiamo la vista della bellissima Cresta Verde e dopo il bivio che porta alla “scaletta” il sentiero inizia a salire con maggiore decisione e il fondo da erboso diventa sempre più roccioso. Una sosta idrica permette di farci indossare il caschetto protettivo, l’imbrago e il kit da ferrata, necessari successivamente sulle nuove attrezzature fatte installare dalla sezione CAI di Ravascletto, rendendo il sentiero più semplice ma soprattutto sicuro.
Superiamo un gruppo di austriaci e con passo deciso siamo già ai primi tratti attrezzati, in un ambiente sempre più aspro e selvaggio di cui rimango affascinato: è la prima volta che ci vengo e la Cjanevate si manifesta in tutta la sua fierezza di montagna vera... non per niente con i suoi 2.769m è la seconda cima più alta del Friuli dopo il vicinissimo Coglians.
Superiamo cenge, canalini e roccette e poco dopo 4 ore di cammino siamo a firmare il libro di vetta e scattare le classiche foto di rito vicino alla croce. Il meteo non è dei migliori ma ci permette comunque di osservare un panorama meraviglioso sui monti circostanti della Valentin Alm e i resti del ghiacciaio del Eiskar. Mangiamo e riprendiamo subito la via del rientro; sarà tutto semplice e in discesa ma siamo in montagna e in un battito di ciglia ci ritroviamo immersi nelle nuvole tra tuoni, pioggia e chicchi di grandine che renderà il tutto più complicato.
Scendiamo di quota fino a raggiungere un ricovero/bivacco ricavato nella roccia in corrispondenza di una cengia esposta che sembra essere un miraggio; c’è chi entra c’è chi solo si siede sotto la roccia al riparo dalla pioggia. La fortuna continua ad assisterci, nel bivacco è presente un alpinista locale che aveva trascorso assieme alla propria compagna la notte precedente, una persona singolare e ospitale che gentilmente ci offre un bicchiere di vino e ci racconta col sorriso interessanti storie e aneddoti della sua vita in montagna. Tra i vari discorsi ci mette a conoscenza del fatto che proprio quel giorno c’è stata l’inaugurazione del ricovero in cui ci troviamo, chiamato la Caverna dell’Amicizia “Celso Craighero” del CAI Ravascletto – Alpenverein Mauthen, nome appropriatissimo visto il clima confidenziale creatosi. Dopo risate e accenni di canti ci ritroviamo asciutti e scaldati dal sole, possiamo riprendere il cammino e scendere al Campo Base non dopo aver salutato il nostro ospitante.
La discesa risulta un po’ scivolosa causa l’erba bagnata, ma in breve siamo nuovamente al Passo di Monte Croce; nel piazzale sono allestiti un gazebo del CNSAS-FVG e un tendone ospitalità per continuare i festeggiamenti dell’anniversario, dove molta gente converge prima o dopo aver compiuto una delle varie attività previste, dall’arrampicata sportiva alle escursioni guidate e conferenze.
Dopo alcune chiacchiere accompagnate da un paio di birre con alcune persone che ho avuto il piacere di conoscere nell’occasione, riprendo la moto e mi dirigo verso casa pienamente soddisfatto dell’esperienza fatta.
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