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L'avanzata verso il Passo Falzarego

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La zona del Cadore e delle Dolomiti orientali venne compresa nel settore destinato alla Quarta Armata. Nonostante le pareti di roccia verticali e le altezze considerevoli, il Comando Supremo lo considerò un settore offensivo e ordinò l'immediata avanzata all'interno delle valli.

Come successo dalle parti dell'Isonzo, anche qui l'esercito austro-ungarico era indietreggiato rispetto alla linea di confine preferendo controllare la situazione dalle montagne circostanti: venne abbandonato il fondovalle di Cortina d'Ampezzo (che proprio ad inizio '900 aveva iniziato a diventare una celebre meta turistica) con l'importante snodo stradale che collegava Belluno a Dobbiaco e la Carnia a Bolzano.

L'avanzata quindi avrebbe potuto essere rapida e arrivare fino in Val Pusteria, all'interno dell'Austria-Ungheria. Invece i movimenti delle truppe furono molto lenti e solo il 28 maggio venne superato il Passo Tre Croci ed occupata Cortina. Seguendo la strada verso il Passo Pordoi, i soldati italiani si spinsero fino al Passo Falzarego (che incrocia la Val Parola) ma il Sass de Stria, un tipico rilievo dolomitico a forma di guglia, risultò essere invalicabile. La Brigata Reggio Emilia venne decimata durante il primo assalto (15 giugno) e successivamente la cima venne più volte conquistata e persa con il sacrificio di molte vite umane.
Allo stesso modo la spinta verso il Col di Lana fu più volte bloccata e questa montagna si trasformò in uno dei rilievi più contesi nei primi mesi di guerra. Alla fine di ottobre un reparto italiano riuscì ad occuparlo parzialmente lasciando però la cima in mano austro-ungarica.
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