Il governo italiano, guidato dall'astuzia diplomatica del suo Ministro degli Esteri Sidney Sonnino, non era impegnato solo nelle
trattative con la Triplice Alleanza, ma
avviò segretamente un dialogo anche con quelli dell'Intesa. Il loro desiderio era aprire un nuovo fronte nel sud dell'Europa.
Il 16 febbraio 1915
fu inviato a Londra un promemoria con le condizioni per la discesa in campo dell'Italia a fianco dei paesi dell'Intesa. Il 4 marzo l'ambasciatore italiano in Gran Bretagna, il marchese Guglielmo Imperiali, illustrò al Ministro degli Esteri inglese Edward Grey i 16 punti di questo promemoria raccomandandogli l'assoluta segretezza. Da parte sua il politico inglese dovette informare gli interlocutori italiani che avrebbe dovuto discuterne, almeno verbalmente, anche con la Francia e la Russia.
Il 1° aprile il Primo Ministro britannico, Herbert Asquith, inoltrò al governo di Roma le controproposte dell'Intesa che non includevano più le terre dalmate. Dopo ulteriori discussioni
il 14 aprile venne raggiunto l'accordo tra l'Italia ed i paesi dell'Intesa che firmarono dodici giorni dopo il Patto di Londra.
Nello specifico, questo era composto da tre documenti: le richieste italiane, l'impegno dei quattro paesi a non raggiungere una pace separata e la promessa nel mantenere la segretezza di questo accordo.
L'Italia si impegnava ad entrare in guerra entro un mese dalla firma del Trattato a fianco di Gran Bretagna, Francia e Russia contro tutti i nemici di questi paesi ovvero Austria-Ungheria, Germania e Impero Ottomano.
In cambio, con il futuro trattato di pace, l'Italia avrebbe ottenuto il
Sud Tirolo, il
Trentino,
Gorizia,
Gradisca, il territorio di
Trieste, l'intera penisola istriana fino al Golfo del Quarnaro con le isole di Cherso e Lussino, le isole della Dalmazia e le città di Zara, Sebenico e Trau, la città di Valona e l'isola di Saseno, la sovranità sul Dodecanneso, il riconoscimento di zone d'influenza nell'Asia Minore e la rettifica di alcuni confini nell'Africa italiana.