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Palazzo Pitteri


Palazzo Pitteri

Il palazzo, commissionato dal negoziante Domenico Plenario, progettato e realizzato nel 1780 dall’architetto di origine carniche Ulderico Moro  (1737 - 1804), sorgeva sulla centralissima Piazza San Pietro (poi Piazza Grande,  ora Piazza Unità d’Italia) a fianco della Locanda Grande (ora Gran Hotel Duchi d’Aosta).

Dopo essere stato acquistato da Giovanni Iovovitz (1801)  l’edificio nel 1834 passò a Leopoldo Pitteri.

Nei locali del palazzo ebbe la sua prima sede la storica Società di Minerva fondata nel 1810 da Domenico Rossetti  e ancora operante (si veda lapide commemorativa apposta in occasione del bicentenario). Al piano terra Giuseppe Mander  aprì il Caffè Flora (1880),  che dopo il 1918 divenne Caffè Nazionale, poi Audace ed oggi reca l’insegna  Sting Bar Experience.

Le modifiche al pianterreno effettuate nel 1937 e la ristrutturazione eseguita dagli architetti Celli e Tognon nel 1982 non hanno modificato sostanzialmente la facciata, che conserva, come documentano le stampe d’epoca, il suo aspetto originario.

Il palazzo ha cinque livelli ed è tripartito da un avancorpo centrale leggermente aggettante che comprende cinque aperture e le  due ali  rispettivamente con tre finestre. Il pianoterra e il mezzanino sono compresi nella zona del basamento rivestita da un bugnato liscio  mentre solo nella parte centrale  sei lesene con capitello ionico si sviluppano per due piani.

Al piano nobile in corrispondenza dell’ingresso principale è collocata una profonda nicchia che presenta una decorazione con stemma posta sopra la mensola ad architrave della porta finestra sottostante.

Le cornici delle finestre dei piani superiori e quelle delle aperture corrispondenti al mezzanino forniscono indicazioni sul linguaggio architettonico utilizzato, che  fa riferimento al tardo barocco e rococò diffuso a Vienna  dagli architetti italiani seguaci del Bernini. Ne è un esempio il palazzo Liechtenstein  opera di Domenico Martinelli realizzato agli inizi del XVIII secolo.

Nella sua descrizione di Trieste, Girolamo Agapito (1824)  sottolinea che il palazzo è stato costruito secondo “il gusto dell’architettura moderna”, cogliendo pertanto l’elemento di novità che lo caratterizza e risulta  molto evidente nelle antiche vedute della città di Trieste.

In un appartamento del palazzo abitò nei suoi ultimi anni, dopo il ritorno alla città d’origine, il musicista Lelio Luttazzi.

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