All'
inizio della Grande Guerra le diverse cime che formano l'Altopiano del Kolovrat vennero occupate dall'esercito italiano ritenendole un
punto strategico del fronte: da qui infatti era possibile controllare le posizioni, gli spostamenti e le retrovie dell'esercito nemico che si trovava sulle montagne dall'altra parte dell'Isonzo. Per rendere questa conquista sicura e allo stesso tempo efficace anche per un eventuale attacco, l'esercito fu impegnato nei mesi successivi nell'allestimento delle
tre linee difensive del fronte.
Le due linee più avanzate oggi si trovano in territorio sloveno e non sono facilmente visibili: la prima si snodava sulle posizioni conquistate dopo le prime operazioni del 1915 ed era caratterizzata da un sistema trincerato piuttosto debole (in seguito rafforzato ma pur sempre attaccabile). La seconda, definita anche come linea di difesa ad oltranza, era stata fortificata in diversi punti anche con capisaldi d'artiglieria.
Sul
Monte Klabuk invece si possono ancora oggi vedere i resti della
terza linea di difesa, quella più arretrata e fortificata. Il terreno è ancora segnato dai
resti di trincee e di piazzole per mitragliatrici, obici e cannoni che furono puntati verso la prima linea austro-ungarica e sulla via di rifornimento che collegava Tolmino con la valle del Bača. Non mancano nemmeno i diversi
punti di osservazione, oggi perfettamente recuperati grazie al prezioso lavoro della Fondazione "Poti miru v Posočju" di Caporetto che ha ricostruito i resti della Grande Guerra utilizzando lo stesso materiale dell'epoca.
Su questa montagna furono presenti anche i
punti di comando, i
sistemi di tunnel a più piani scavati nella roccia e una
fitta rete di trincee di collegamento su entrambi i lati del confine. Molto interessante è la
scala a chiocciola che collega una postazione blindata con un tunnel sottostante.